Tratto da AFRICA 5 – http://www.nigrizia.it

impressioni di un viandante
In Kenya viene anche chiamata “sima”. Seppur è un piatto molto semplice che si mangia come per gli italiani il pane (i carboidrati riempiono la pancia e sfamano il mondo!), farlo bene richiede comunque un certo impegno, mescoli e mescoli sul calderone. Mangiato senza accompagnamento è di una tristezza incredibile. Si accompagna con la carne o con del pesce o con delle semplici verdure, l’importate è che ci sia un po’ di “pucia pucietta” per inumidire e far la scarpetta… Conosco colleghi che lo mangerebbero tutti i giorni perché riempie la pancia come nessun altro… e son in molti in Kenya lo mangiano, visto che han solo quello sulla tavola!!!
Polenta Rob
Ogni tanto quando lo osservo rimango senza parole… immenso, maestoso, sembra un albero caduto dal cielo al rovescio … spunta dalla terra, elegante e fiero, per comparire spesso in mezzo al nulla… con i semi si fanno delle caramelle che piacciono tanto sia agli adulti che hai bambini… per il resto (ai miei occhi muzungu) sembrerebbe una pianta assolutamente inutile, vista la mole e lo scarso utilizzo, dal legno poroso e poco resistente… ma in Africa tutto, per quanto possa sembrar assurdo, acquista una sua logica, e allora… e allora ammiriamolo con la sua forma paffuta ergersi dalla terra per andare a toccare il cielo…
È un albero bellissimo!
rrr
- Il leone dorme approssimativamente 20 ore al giorno
- I cammelli hanno tre palpebre per protersi proteggere dalla sabbia del deserto
- Gli elefanti sono i soli animali che non possono saltare
- Quando un leone adulto ruggisce puo’ essere udito a circa 5 km di distanza
- Mombasa significa isola di guerra, nome originario arabo dovuto al fatto che nel corso dei secoli vi sono stati parecchi cambiamenti di regime
Notizie tratte dalla newsletter “PILLOLE DI MALINDI”, anno 3, N. 12
In questo modo si puo’ spiegare l’utilizzo del cocco (oltretutto nutriente, oltre che gradevolmente esotico) come panna per mantecare salse e impreziosire il riso, la frutta per accompagnare i crostacei, le spezie indiane da mischiare con lo stesso latte di cocco o con il sugo di pomodoro locale. L’onnipresente polenta, chiamata in lingua Kiswahili “Sima”, curiosamente come la materia prima incandescente di cui e’ composta la crosta terrestre, diventa piu’ appetibile del pane se tagliata a fette e poi grigliata oppure fritta in padella, per supportare intringoli con spinaci, cavolo bianco o fagioli.
Per non parlare della variazione sul tema dei piatti tradizionali importati dagli arabi, che tra Mombasa e Lamu hanno creato la cosiddetta “cucina swahili”: le samosa, triangolini di pasta solitamente ripieni di carne o verdure, sono farcite con patate e cumino, o addirittura italianizzate con mozzarella e pomodoro.
Gia’, perche’ l’ultima colonizzazione culinaria e’ la nostra: e allora ecco il risotto al cocco e aragosta, il granchio all’avocado e gli spaghetti al sailfish (variante: col gorgonzola!)
Arte povera, esotismo, influenze europee: gli ingredienti di una moderna e gustosa cucina “world” in Kenya ci sono tutti. Non rimane che imparare (o creare) qualche buona ricetta e mettersi a tavola!
A cura di Alfredo “Freddi” del Curatolo – Tratto dal periodico QUI MALINDI
“Perche’ Malindi?” Perche’ per chi non ha risorse infinite ma si sa accontentare, c’e da lavorare, piu’ con l’ingegno piuttosto che con gli intrallazzi o certi giochini, perche’ chi ha voglia di fare lo puo’ fare e chi non ha molta voglia comunque puo’ campare, perche’ siamo in Africa ma la lingua ufficiale non e’ l’italiano, perche’ qui non ci sono cartellini da timbrare ne orari che sia proprio obbligo rispettare, perche’ otto mesi all’anni c’e il sole e anche nei mesi restanti la temperature non scende mai sotto i venti gradi, perche’ qui ti viene lo stress di non avere stress (e se uno e’ furbo capisce che i paradossi si possono eliminare, mica come le zanzare), perche’ la natura esiste e ci si puo’ entrare in contatto, senza dover fare sei ore di traffico sulla provinciale per andare alla domenica in un’oasi del WWF o rischiare la vita sulla Serravalle. Perche’ noi latini, noi antichi romani, sembra strano, abbiamo qualcosa da imparare da una civilta’ bambina. Perche’ i bimbi dicono sempre la verita’, fanno sciocchezze ma sono appunto cose da poco, si fanno perdonare e ricominciano, ma sono semplici e solari nelle loro manifestazioni. Quantomeno si impara la pazienza, che e’ un’arte povera ma ci fa guadagnare in salute.
Perche’ il mango gentilmente mercificato e’ piu’ buono delle albicocche geneticamente modificate, perche’ il pesce fresco sulla griglia, cucinato sul balcone di casa in viale Zara a Milano non viene molto bene, perche’ bastano quattro ore di fuoristrada per sentirsi nel centro del mondo, nel Regno Degli Animali. Perche’ non se ne puo’ piu’ di quel regno degli animali che si credono al centro del mondo e sono soltanto insetti impauriti. Perche’ il “grande fratello” dovrebbe essere un nuovo splendido amico che si incontra e non un cazzo di trasmissione televisiva da guardoni rimbambiti, perche’ nonostante qualcuno abbia cercato di portatsi dietro le schifezze in naftalina, piano piano, pole pole, in naftalina ci finira’ lui. Solo chi ama l’Africa resiste in questo posto, solo chi trasforma il suo futuro in presente e impara a vivere alla giornata puo’ vivere in sintonia con Malindi.
Passa il tempo, per me son quasi vent’anni. Oggi, complice l’invivibilita’ del mondo occidentale, son in tanti a valutare questo ambiente come il luogo dove stabilirsi, in cui vivere una vita a misura dell’umanita’ che ci portiamo dentro.
Magari domandandosi prima “perche’ Malindi” e trovando risposte che scaturiscano un sorriso o anche un po’ di malinconia ma, insomma, un sentimento! Per chi non si chiede “perche’ Malindi?”, questo (per carita’ e per fortuna!) resta uno dei tanti luoghi di vacanza, dei mille paradisi esotici con i suoi pregi e i difetti. “Karibu”, si dice qua: benvenuto! Inutile e dannoso pero’ venderlo per quello che non e’, o raccontare che il mare e’ maldiviano o che le infrastrutture fanno invidia a Sharm El Sheikh.
Bisogna adattarsi con quel che c’e e avere piu’ rispetto di chi ci ospita, insegnando con garbo ai bambini a rispettare di piu’ casa loro. Ne vale la pena, perche’ come diceva il Poeta: “dai diamante non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
Di Alfredo “Freddi” del Curatolo – Tratto dal periodico QUI MALINDI
Non corre, non gioca, gironzola poco e niente… sonnecchia stravaccato all’ombra o si ruzzola nel giardino sotto al sole… l’importante per lui e’ ricevere ogni tanto qualche carezza, qualche mano che gli gratti il muso o la pancia…
Quando qualcuno di casa passa nei suoi paraggi, alza svogliato il muso da terra e ti guarda con i suoi imperscrutabili occhioni africani…
Venus dolce e quieta Venus… tu che sogni e che dormi, tu che russi nella notte piu’ di un umano…
Hanno occhi grandi e sguardi bassi... iniziare con uno vuol dire doverli dare prima o poi a tutti. Per la mamma malata o per i figli, per la scuola o per il trasporto, per il sacco di riso o per la gallina, per il dottore o per la medicine, per la fame o per la costruzione della propria casa… son infinite le possibili necessità di bisogno, tutte dettate dal momento. Molti cercan di far leva su un qualche senso di colpa, su una qualche urgenza, sulla differenza di disponibilità economica …
100 scellini non sono niente, ma posson risolvere un bisogno
1000 scellini non sono niente, ma posson tamponare un’urgenza.
Il problema e’ che le emergenze son continue, non tutte son vere, e non termineranno con il versamento di 1000 scellini...
Quindi che fare? Elargire soldi a tutti come dolci caramelle oppure imparare a dire di no, valutando magari di dare un prestito solo agli amici e ai piu’ fidati?
Che tu lo voglia o no, l’Africa bussa al proprio cuore... sta a te aprirne la porta.
Nota informativa: 100 scellini equivalgono a circa 1 euro, 1000 scellini equivalgono invece a circa 10 euro.
Potrà mai servire qui in Africa fermarsi? O sono gia “fermi” di loro? Serve agli africani cercare un proprio respiro interiore?
E poi… e poi l’illuminazione, la quadratura del cerchio... lo scoppio di una fragorosa risata con un ghigno che mi attraversa la faccia.
Quanta ignoranza nella mia mente muzunga, ogni tanto faccio ancora lo sbaglio di mettere a confronto, lo sbaglio di ritenere che se una cosa è buona per l’uomo bianco lo debba essere anche per l’uomo nero… che sciocco che sono, la quadratura del cerchio era proprio li davanti ai miei occhi, ma celata dall’ignoranza e dalla non appartenenza al continente africano...
La chiesa! Il gospel! La devozione! Ecco il punto d’incontro!!! Corpi che ballano e che cantano, che pregano e che risuonano, mani che dalla terra si elevano al cielo, in un’inno di gioia, in un’esplosione d’amore. La loro personale “meditazione”.
Mi si illuminano gli occhi; chiedo a Esther, la mia mama africana, la “vecchia gallina” che ti guarda e che ti ascolta, colei che ogni tanto riesce anche a capirmi, gli chiedo se ho visto giusto.
Allora inizia a raccontarmi, il gospel e’ un’estasi, una comunicazione profonda con se stessi e con Dio, si e’ un tutt’uno con cio’ che ti circonda, ci si sente forti e potenti, salteresti con un balzo gli oceani e scavalcheresti con un passo le montagne, si ha il cuore gonfio di gioia e la testa libera dai pensieri...
Forse ce l’abbiamo fatta, ognuno con le proprie forme e con i propri colori, forse abbiam trovato il nostro punto d’incontro...
roby meditation
LE STRUTTURE
Le strutture che faranno parte del Complesso saranno: dormitorio maschile, dormitorio femminile, aule scolastiche per Primary e Secondary School, mensa, magazzino, lavanderia, officina, capanna per cabina elettrica e autoclave, nursery per le mamme occupate nei lavori, ufficio di segreteria, edificio per lo svago e per le arti, piccolo ambulatorio medico, alloggi per medici, piccolo negozio.
“MI COMPRI UNA MUCCA?”
Sostienici adesso: per effettuare un ordine basta scrivere via mail a popifabrizio@hotmail.com oppure guidorocca@hotmail.com, indicando cosa si desidera donare alla comunita’ di Chakama ed, eventualmente, il nome che si vuole dare all’animale donato.
E’ la storia di un uomo di settant’anni che, rimasto vedovo, va a vivere in Kenya, dove ha una casa a Malindi e, in alternativa ad una sicura solitudine, s’innamora di una bellissima ragazza nera di 23 anni e, in un certo senso, ne viene ricambiato, creandosi un futuro di sogni concreti, ma allo stesso tempo non certo facili. La storia si snoda attraverso il racconto di questa relazione, costellata da grandi momenti di tenerezza, di amore fisico e di gioia e felicita’, sia pure accompagnate da continue richieste di soldi e tradimenti, in un ambiente dove la vita e’ sicuramente piacevole e in un clima ritenuto tra i piu’ belli del mondo. In questa storia si viene a conoscenza di un tipico modo di vivere locale e dei rapporti che spesso nascono tra un bianco e una nera, sicuramente interessanti e sorprendenti, ma pieni anche di grandi rischi, seppure accompagnati da forti emozioni, sino a raggiungere nel racconto un finale che lasciamo al lettore leggere e interpretare.
Italo Grifoni e’ un giornalista pubblicista, in pensione da anni. Ha vissuto per diversi anni in Kenya e ne conosce tanti aspetti; dai racconti che ha ascoltato e da quello che ha visto ha tratto spunti per scrivere questo racconto.