venerdì 22 agosto 2008

La protesta del buon cibo

“Abbiamo diritto alla malattia, non alla salute, perché nessuno ci insegna a curare la buona salute”

“L’eccesso ci rovina: con quello che mangiamo in Italia potremmo nutrire altri 14 milioni di persone, e staremmo tutti meglio. Ci rovina anche la qualità degradata dei cibi, sostenuti dalla grande pubblicità. Per vendere porcheria c’è un grande mercato, miliardi spesi nel marketing: non esiste invece un mercato per educare a mangiare sano. Nessuno se ne occupa, né la scuola, né il governo: mi piacerebbe un giorno vedere un corteo di studenti che, oltre al diritto allo studio, reclamassero anche il diritto a un buon pane integrale”


H. Chenot
(Tratto da “Vizi e virtù della nostra cucina”, di Natalia Aspesi)


Non posso che concordare, ricordando a me stesso che quanto scritto sopra assume ancor più significato leggendolo qui in Kenya.

Mala alimentazione e politica del profitto. Un ghiotto business per gabbare con la carota dei bassi costi. E via che si apre un mercato sulla pelle e l’ingenuità delle persone…

Come la Nestlè (in Kenya purtroppo non è la sola) che produce latte in polvere, cosi dannatamente economico, cosi dannatamente a basso costo che molti troppi kenioti acquistano latte liofilizzato anziche’ quello vero – e si che di mucche qui ce ne son cosi tante! E si che il latte qui e’ pure buono! – il tutto condito in un business politicamente scorretto...

La libertà è poter scegliere, liberta’ e’ essere informati, per il bene nostro e della società.

Muzungu Rob

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