venerdì 2 gennaio 2009

Febbre all’equatore


Febbre, male alle ossa, male alle giunture, un peso alla testa che mi stringe in un cerchio di dolore, lieve mal di gola, lo stomaco un po’ sottosopra. Caldo caldo, freddo freddo, brividi, febbre. È mattina, appena sveglio, sotto l’ascella il termometro segna 38°. La temperatura ambientale esterna poco meno.

Andare da Rakesh, fare un vetrino, i sintomi non sono buoni, troppo simili a quelli malarici… Prelievo di sangue, test delle feci, aspettare… aspettare…

Nella sala d’attesa un anziano signore italiano deve farsi pulire una canula vicino al cuore, sembra una farmacia ambulante vista la quantità industriale di farmaci che ha nello zainetto. Una mamma africana col suo piccolo bambino che piange, al braccio ha una sacca di sangue. Una coppia di donne arabe gira per l’ambulatorio come due matrioske. Un anziano signore swahili, un ragazzo italiano che non sa se aver dei calcoli ai reni o chissà cos’altro. Come in tutte le sale d’aspetto c’è chi parla e chi sta zitto.

Mi chiamano, arriva l’esito, tutti i test son negativi. Tiro un bel sospiro di sollievo, niente malaria. Ma sto male, c’è la febbre con tutti i sintomi, e allora che cos’è? Influenza… e mi manda a casa prescrivendomi un antibiotico generico per una infezione generica non diagnosticata alla gola (medicine che tanto non prenderò) e un antidolorifico per le mie ossa doloranti. Che dolor alla cabeza!!!

Letto cuscino letto cuscino, sudare come un salame al sole, letto cuscino letto cuscino, 39° la febbre, pastiglia di aspirina e tachipirina, aspettare, riposare…

Il mattino successivo mi sveglio con poco piu’ di 38 di febbre, i sintomi son sempre quelli, troppo simili a quelli malarici, mi portano a far un altro vetrino, altri test, salve dottor Rakesh, esame delle urine, sembra confermata l’influenza! Questa volta un grande sospiro di sollievo!!! Ma non ho mai sudato cosi tanto in vita mia...

Le ragazze della Garden House si prendon cura di me, frutta fresca e riso in bianco, il natale e’ vicino, troppo vicino per saltare il cenone italo-spagnolo di domani sera... e allora riposo cullato dal vento che suona le verdi frasche della palma da cocco e le cornacchie che insolenti scagazzano sull’albero della papaya...

Buon natale

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