domenica 6 settembre 2009

In avanscoperta a Takaungu







In avanscoperta, una mezza informazione, un pizzico di fortuna… Percorrere strade non ancora percorse, cercare luoghi non ancora visitati, andare la’ dove sembra non esserci nulla, e finalmente trovare qualcosa per cui vale la pena fermarsi… Takaungu (*1) (*2).

Takaungu e’ un piccolo villaggio di pescatori fronte oceano posizionato sulla sponda dell’omonimo creek. La strada sterrata si perde entrando nel villaggio in mille vicoli e vicoletti. Non un turista e nessun uomo bianco all’orizzonte. Tutto e’ fermo come per incanto e la vita scorre lenta al riparo dal sole. Uomini e donne dalla pelle color nocciola sono seduti all’ombra di una qualche pianta o sonnecchiano su qualche stuoia di ukindu intrecciato. E’ il mese del ramadam, tutti son provati dalla fame e dalla sete, niente cibo e bevande alla luce del sole...

In sella alla mia Bajaj mi addentro tra capanne di fango e baracche fatiscenti, ho bisogno di chiedere informazioni... un ragazzo speranzoso di ricevere qualche scellino si presta a farmi da guida, lo carico destinazione creek, uomini dalla lunga tunica bianca tipica muslim e berretto in testa bivaccano pigri su panchine col tetto in makuki cercando di ingannare la fame e lo scorrere del tempo...

L’azzurro dell’oceano sfuma su bianca sabbia per poi confondersi col cielo, canu (canoe ricavate dal tronco di un albero) e dhow (tipiche imbarcazioni swahili a vela) sono a riposo per la bassa marea. Ascolto le loro storie... arabi che dall’Oman son giunti fin qui via mare per caricare schiavi e poi ripartire... il corano che ancora oggi viene letto sia in arabo che in swahili... i tempi delle preghiere e le moschee... la barca a remi di “Caronte” che pagato dallo Stato fa traghettare cose bestie e persone da una sponda all’altra del creek... il riso al cocco e il samaki grigliato... e penso a tutti quei wazungu (uomini bianchi) residenti che sorseggiano calici di vino nel lusso delle loro ville e a tutti quei turisti italici che sforchettano spaghetti nel loro resort fronte mare.

Sorrido e ringrazio di cuore, “Salama alekum”, “Alekum salam”, l’avanscoperta continua...

4 settembre 2009

Roberto Msafiri on the road


(1) Takaungu – Il nome del villaggio nasce da una necessita’ e significa “c’e’ bisogno di unire”, di collegare una sponda all’altra, per permettere alle persone di attraversare l’insenatura evitando cosi km e km di bush…
(2) Prima dell’arrivo degli interessi asiatici (cinesi, giapponesi…) non esistevano ponti sulla costa: la strada finiva dritta in acqua dove ad attenderti c’era una improbabile bagnarola che caricava persone mezzi bestiame e cose per esser trasportate da una sponda all’altra… ora formulando accordi di reciproco aiuto (sfruttamento delle risorse ittiche keniote…la colonizzazione ha cambiato prospettiva, globalizzazione…) hanno costruito ponti.

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