Prodotto da Terry George nel 2005, a 10 anni di distanza dal genocidio compiuto in Rwanda, questa pellicola mostra il dramma di un popolo che nessuno ha voluto aiutare. Troppo povero il Rwanda per offrire interessi economici ai vari paesi imperialisti, troppo povero anche per l’ultimo ex Stato colonizzatore (la Francia?) che non ha mosso un solo dito per intervenire.
Una carneficina compiuta a colpi violenti di macete, corpi squartati e maciullati con odio sconvolgente, il totale menefreghismo dell’occidente per questo sanguinoso massacro tribale che ha sconvolto un intero paese.
L’occidente che osserva disinteressato e silente, come se la morte e le atrocita’ commesse potessero rimbalzargli contro. Ma chi e’ veramente responsabile di tutto questo sangue? Chi ha contribuito a far si che questo genocidio accadesse? Solo l’odio e le rivalita’ tribali dei poveri ruandesi?
Come scrive Ryszard Kapuscinski (giornalista e corrispondente estero, viaggiatore curioso e acuto) “forse si sarebbe evitata la famosa ecatombe se non fosse stato per una telefonata: la richiesta d’aiuto del generale (ruandese) Habyarimana al presidente (francese) Mitterrand.
Delle volte ci sarebbe da vergognarsi a esser europei o americani… che partecipano organizzano o sostengono guerre piu’ o meno dichiarate con l’unico scopo di proteggere o ampliare i propri interessi economici. La Guerra per i potenti del mondo e’ business, una vergognosa scusa per allungare le mani.
A noi rimane questa pellicola tra le tante malvagita’ che lo schermo proietta e che i libri di storia raccontano, ai ruandesi rimane la viva memoria delle atrocita’ subite e/o commesse.
Hutu contro tutsi. Tutsi contro hutu. Da sempre rivali, da sempre in lotta per il potere, da sempre in guerra... Ma questa volta la situazione e’ diversa, perche’ in tre mesi (in solo tre mesi!!!) ci furono da mezzo milione a un milione di morti (!!!), nessuno lo sapra’ mai con certezza. Si racconta che la radio trasmetteva varie volte al giorno l’appello: “Morte! Morte! Le fosse con i corpi dei tutsi (denominati “scarafaggi”) sono ancora mezze vuote. Che aspettate a riempirle?”
Ora regna la democrazia (Ma sino a quando? Come fa una democrazia, o pseudo tale, a perdurare in Africa?) ed attualmente e’ vietato parlare chiedere o classificare i cittadini ruandesi in base alla propria appartenenza tribale, pena l’arresto. Ogni giovedi si va in tribunale per chiedere di trovare – investigando – chi ha ucciso chi, come se fosse un triste giorno della memoria, per processare e non dimenticare.
Pace ai morti e speranza ai vivi. Ora sono in molti che investono in Rwanda, costruendo hotel e alberghi, casino’ e ristoranti, organizzando safari per turisti per mostrare i gorilla delle foreste africane. Molti europei ma altrettanti keniani (appartenenti alla tribu’ kikuyu, i potenti e ricchi del Kenya).
Quando poco meno di un anno fa il Kenya, allo spoglio dei voti per le elezioni politiche, fu teatro della guerra tribale tra gli appartenenti alla tribu’ kikuyu e quella luo, che ha perversato insanguinando il Paese, una mia collega ricevette una telefonata dalle amiche ruandesi che oltre confine leggevano sui giornali le varie atrocita’, commentando e piangendo “mi spiace, queste cose non dovrebbero mai accadere…”
Che la storia possa insegnar a tutti noi qualcosa, aiutandoci a comprendere e a fare meglio, e che non venga invece scritta solo per didascare i fatti.
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