sabato 15 novembre 2008

Ebano, di Ryszard Kapuscinski (6)

Qui pero’ siamo in Africa, e il felice nuoveau riche non puo’ dimenticare l’antica tradizione del clan, la cui norma fondamentale prescrive di dividere tutto quel che si possiede con i propri confratelli, con gli altri membri del clan ossia, come si dice qui, con i propri cugini (in Europa il legame tra cugini e’ ormai debole e vago, mentre in Africa un cugino in linea di madre conta piu’ di un marito). Per cui se hai due camicie, danne una al cugino; se hai una ciotola di riso, dagliene meta’. Chi infrange questa regola e’ esposto all’ostracismo, all’espulsione dal clan, alla terrificante condizione di isolato.

In Europa, e ancor di piu’ in America, l’individualismo e’ un bene apprezzato; in Africa e’ sinonimo di disgrazia e di maledizione. La tradizione Africana e’ collettivista, perche’ lo stare in un gruppo concorde era l’unico modo di far fronte alle avversita’ naturali sempre in agguato. E una delle condizioni di sopravvivenza del gruppo e’ precisamente la condivisione di ogni minimo bene posseduto.

Una volta qui in Africa fui circondato da una torma di bambini. Avevo una sola caramella: la posai sul palmo della mano. I bambini guardavano immobili. Finalmente la bimba piu’ grande prese la caramella, la schiaccio’ con delicatezza tra i denti e ne distribui equamente un pezzetto per ciascuno.

Tratto da Ebano, di Ryszard Kapuscinski (edizioni Feltrinelli)



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