mercoledì 3 dicembre 2008

Ebano, di Ryszard Kapuscinski (21)


La presenza degli altri rincuora e da coraggio. L’africano si sente continuamente minacciato: in questo continente la natura assume forme cosi mostruose e aggressive, prende aspetti cosi vendicativi e paurosi, tende all’uomo tali trappole e trabocchetti, da costringerlo a vivere in una continua sensazione di insicurezza del futuro, in uno stato d’allarme e di paura perenni. Qui tutto assume forme iperboliche, esorbitanti, istericamente eccessive. Se c’e tempesta, i fulmini sembrano scuotere la terra dalle fondamenta e i lampi squarciare il cielo; se c’e un acquazzone, e’ un muro compatto d’acqua che tra un attimo ci sommergera’, schiacciandoci sottoterra; se c’e siccita’, e’ un’aridita’ che prosciuga fino all’ultima goccia d’acqua, condannato alla morte per sete. Qui nulla mitiga i rapporti tra uomo e natura: non esistono compromessi, gradualita’, stati intermedi. E’ una continua battaglia per la morte o la vita. L’africano e’ un uomo che fin dalla nascita sta al fronte, sempre in lotta contro la natura ostile del suo continente; e il fatto stesso di riuscire a sopravvivere e’ gia di per se’ la sua vittoria piu’ grande.


Tratto da Ebano, di Ryszard Kapuscinski (edizioni Feltrinelli)

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