Dunque e’ sera, stiamo seduti sotto il grande albero, una ragazza mi porge un bicchiere di te’. Odo parlare persone dai visi forti e lucenti, come scolpiti nell’ebano, avvolti da un silenzio dove niente si muove. Capisco poco di quel che dicono, ma le voci hanno un tono grave e convinto. Parlando si sentono responsabili della storia del loro popolo. Sono loro a conservarla e svilupparla. Non possono dire: “leggete la nostra storia nei libri” perche’ quei libri non esistono, non sono mai stati scritti. Non esiste storia all’infuori di quella che riescono a raccontare qui. Non avranno mai una loro storia compilata in modo scientifico e obiettivo, come si dice in Europa, poiche’ la storia Africana non conosce documenti e scritture. Ogni generazione, udendo la versione che le veniva tramandata, l’ha modificata e continua a modificarla, trasformandola e abbellendola. Ma proprio per questo la storia qui, libera dal peso degli archivi e dal rigore dei dati, raggiunge la sua forma piu’ pura e cristallina: quella del mito.
Un mito deve invece dei dati e della misura meccanica del tempo (giorni, mesi, anni) vivono espressioni quali: “tempo fa”. “molto tempo fa”, “tanto tempo fa che nessuno piu’ se ne ricorda”, termini che consentono ddi collocare e di sistemare tutto nella gerarchia del tempo. Un tempo che non si sviluppera’ in modo lineare, ma assumera’ la forma del moto terrestre: una forma rotatoria, uniformemente circolare. In una simile visione del tempo il concetto di sviluppo non esiste, sostituito dal concetto di durata. L’Africa e’ l’eterna durata.
Tratto da Ebano, di Ryszard Kapuscinski (edizioni Feltrinelli)
Un mito deve invece dei dati e della misura meccanica del tempo (giorni, mesi, anni) vivono espressioni quali: “tempo fa”. “molto tempo fa”, “tanto tempo fa che nessuno piu’ se ne ricorda”, termini che consentono ddi collocare e di sistemare tutto nella gerarchia del tempo. Un tempo che non si sviluppera’ in modo lineare, ma assumera’ la forma del moto terrestre: una forma rotatoria, uniformemente circolare. In una simile visione del tempo il concetto di sviluppo non esiste, sostituito dal concetto di durata. L’Africa e’ l’eterna durata.
Tratto da Ebano, di Ryszard Kapuscinski (edizioni Feltrinelli)
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