domenica 19 ottobre 2008

Kimaasai, la lingua dei masai

Supa = Jambo, Habari, Ciao, Come stai
Epa = Mzuri, Bene
Sere = Kwaeri, Bye Bye, Arrivederci
Ancachena = Buongiorno
Eroraiu esidei = Buonanotte
Siie = Tafadali, Please, Per favore
Maape = go, andare
Endomunuto = Kuraka, Danza
Arakarashaa = vestito masai (200 ks)
Orbinancheti = coperta masai (400 ks)
Hankamoca = scarpe masai ricavate dai pneumatici (700 ks)
Urkuma = Rungu, Randello masai (500 ks)


Difficile, veramente difficile il kimaasai, suoni troppo secchi per le mie orecchie ormai abituate e addolcite al kiswahili, le parole hanno una pronuncia dura, forse prodotta da un’impostazione diversa della lingua e della bocca, forse per i due denti inferiori mancanti... (nella riga a sinistra, le ho scritte per come le ho sentite pronunciate...)

Il ragazzo di fronte a me, abbardato nel suo classico “arakarashaa” (tipico vestito masai a tinte rosse), tutto ricoperto con i suoi inseparabili ornamenti di collane cavigliere e bracciali di perline, il suo fedele pugnale sul fianco con ai piedi le usuali scarpe di ricavate dai pneumatici, portando al polso un moderno orologio al quarzo e un sudicio marsupio di una marca di latte italiana gentilmente donato da un muzungu italiano, tra versi strani e suoni impronunciabili, a meno due giorni dal mio safari alla scoperta delle terre e della cultura masai, si e’ svolta in spiaggia una breve e improvvisata lezione di lingua kimaasai.

Gli racconto che tra tre notti dormiro’ in un minuscolo villaggio masai ai piedi del Monte Kilimangiaro... e’ felice per la mia scelta, mi guarda incuriosito, avrei mille domande da porgli, allora gli chiedo che tipo di cibo, oltre la mucca la capra e al latte mischiato al sangue, si riesce a mangiare dalle sue parti... capisco mais, ugali, pomodori, pollo, uova... niente maandazi e niente chapati, ma so che in qualche modo si sopravvivera’...

Il masai, di cui non ricordo il nome, ha 25 anni, son in 5 tra fratelli e sorelle, e la famiglia possiede 15 mucche e 30 capre. Lavorera’ a Malindi per 4 mesi, poi ritornera’ nel suo villaggio ai piedi del Monte Kilimangiaro. Non sa l’inglese, quindi il nostro punto d’incontro sono le mie 20 parole che ho imparato di kiswahili e le sue 20 parole che ha imparato di italiano lavorando come askari (guardiano) tra i wuzungu... sembra una scena fantozziana, al riparo dal sole che brucia come una padella sul fuoco, gesticoliamo entrambi alla ricerca di comprendere cosa dice l’altro...

Si stupisce che io a 32 anni sia lontano da casa, che non abbia ancora preso moglie e non abbia dei figli... come fare con questo poco “alfabeto” in comune a spiegare? Ma soprattutto, cosa potrei mai dirgli? Come farebbe mai capire le scelte e la mentalita’ wazungu?

Hakuna matata... sorride scuotendo la testa e lasciando intravedere i suoi due denti centrali mancanti, tipico della cultura masai...

Ogni tanto prende e va, deve fare il consueto giro di ronda, e’ pagato per questo, poi quando ritorna mi dice che ci son dei beach boys in giro per la spiaggia e che di loro non c’e’ da fidarsi, matata (problemi)... mi spiega che “curano” dove son le borse dei wazungu, per poi fiondarsi di corsa a prenderle e scappare via... attenti voi poveri sfaccendati beach boys! Se vi prende il masai!!!

Gli chiedo se posso fargli un foto, che la voglio spedir a mamma e papa’ che son lontani... “no, hakuna”, “ok, sawa”... tanto so che l’importante e’ stato poter condividere qualche ora con lui, fiero e coraggioso guerriero moran...

Il sole cala, tra due giorni saro’ sotto i piedi del Monte Kilimangiaro, dove provero’ a metter sulla lingua le 10 parole imparate di kimaasai...

Sere masai!”

Quando lo sente si sbellica dal ridere, la sua faccia e’ attraversata da un ghigno, un muzungu che sbiascica un arrivederci in lingua kimaasai!!!



PS del post safari: il nome corretto della lingua parlata dai masai sarebbe maa, e non kimaasai, come semplicisticamente viene chiamata… perché questa lingua viene parlata anche dalla tribù samburu e laikipia

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