mercoledì 27 agosto 2008

I start to became crazy!


I start to became crazy!!! I miei pensieri gia’ volano lontano… perche’ il viaggio inizia nella propria testa, e si muove con i primi passi…

L’immagine prende colore, come un sogno che prende forma: rosso masai.

E cosi fremo, scalpito irrequieto, sfoglio guide e pongo domande, cerco informazioni e chiedo delucidazioni sul come compiere questo safari, questa nuova avventura.

Qualcuno mi dice che e’ un’esperienza impagabile e tutti concordano che mi posso fidare… altri invece al solo pensiero inorridiscono. Io sorrido… perche’ penso che fortunatamente ci siano molteplici modi per vivere l’Africa.

C’e’ ancora tutto da fare e tutto da organizzare, ma voglio poter immergermi in un’esperienza autentica e tradizionale, in un villaggio masai, accompagnato da un moran, e vivere le giornate come loro le trascorrono… e dormire, almeno per una notte, in una manyatta masai.

Ci sara’ da pensare a dove posso trovar dell’acqua potabile da bere e dove posso comprar della chakula “pulita”, perche’ io il latte quagliato con il sangue fresco non lo bevo, pero' la coscia di capra arrostita si puo' fare... e poi reperire una zanzariera ed un saccoapelo, cercare qualche abito pesante per le fredde notti degli altopiani nella savana…

Il mio viaggio ha gia avuto inizio, ora c’e’ solo da realizzarlo

Welcome in my dream, benvenuti nel mio sogno

Msafiri Rob

martedì 26 agosto 2008

Il non-confrontarsi


26 agosto 2008

Il non-confrontarsi, il dileguarsi, starsene li’ muti, senza aver la possibilita’ di un dialogo, di un dialogo per poter capire…

Ti guardano, stanno li’, davanti a te, silenti, ma perche’? Cosa penseranno?

Oppure prendere e andare, senza nulla dire, in un lento dileguarsi, ma perche’ mai?

Ecco cosa spesso qui non trovo: il confronto. L’arte della dialettica, il discutere, l’esporre, il verbalizzare… dire la propria opinione, ascoltando se stessi e gli altri.

Non che nella terra dei muzungu queste dinamiche (“evolute”?) esistano sempre comunque e per tutti, ma nella cara e vecchia Europa e’ piu’ facile trovarle.


Forse che qui esiston altri modi di confrontarsi? Forse che qui il confronto con un muzungu e’ considerata una scortesia o tempo speso inutilmente? Chissa’… perche’ dopo un anno e mezzo faccio ancora fatica ad abituarmi… ed e’ difficile a volte sentirsi amici, perche’ l’amicizia richiede confronto e impegno.

E cosi quando osservo queste dinamiche, o le vivo in prima persona, finisco sempre per non capirle… Perche’ trovo il non-confronto una forma di offesa, un’offesa all’intelligenza umana.

E con questo vi saluto, perche’ qui non e’ mica tutto buganville e noci di cocco.

Muzungu Rob

Caffettiera da the’ e frigorifero

Pensare che si possa fare il the’ usando la caffettiera…

Delle volte rimango con un occhio un po’ piu’ aperto dell’altro, senza parole… Poi allora inizio a fare una serie di domande, per poter meglio capire e adeguatamente rispondere.

Pensare che si possa congelare-scongelare-ricongelare lo stesso alimento piu’ volte come se nulla fosse oppure usare il fornello della cucina a gas con il fuoco piu’ grande per scaldare un minuscolo pentolino d’acqua bruciando tutti i manici, beh, questa e’ routine di tutti i giorni… e la posso anche accettare, perche’ passare dal fuoco a carbonella del jiko (una sottospecie di bidoncino metallico dove fare il fuoco per cucinare) ad una cucina a gas, oppure dal non possedere un frigorifero ad aver un congelatore in casa, il salto e’ grande per chiunque…

Ma… ma chi fa quanto scritto sopra sfortunatamente non proviene dal bush, ma da una citta’… quindi volendo esser un po’ cattivi, posso espormi dicendo che lo fanno per ignoranza?

A Malindi (grande quanto una piccola provincia italiana) la vita e’ molto diversa da chi vive a Mombasa (grande quanto Bologna) e ancor piu’ diversa per chi vive a Nairobi (grande quanto Roma). Pensate allora a come possa essere la vita in un villaggio nel bush

Quando Rose, 22 anni fa’ arrivo’ a Malindi, solo pochi furtunati potevano permettersi un frigorifero. Ora invece il 70% delle persone (a Malindi) ne possiede uno. Ma al di fuori dalle citta’ (grandi o piccole che siano) il frigorifero e’ tutt’oggi un’assoluta rarita’, soprattutto perche’ non arriva la linea elettrica, e per i pochi che posseggono una lampadina, vuol dire che l’hanno perche’ qualcuno ha portato l’energia solare…

Quindi cosa sara’ mai congelare-scongelare-ricongelare piu’ volte un alimento? Non volete mica fare gli schizzinosi buttando via del cibo in Africa? Peccato pero’ che se ci si trova con la pancia piena e il piatto ancora mezzo pieno, quegli avanzi di ugali o di riso vengon gettati con non curanza nel cestino… cibo nel cestino… in africa… anche se lo facesse un muzungu in Italia io strabuzzo comunque gli occhi! Io figlio della cultura del consumo… perche’ non tenerlo per la sera?

Kenya in evoluzione certo, ma perversa ancora una diffusa ignoranza ed altrettanta e peggiore non curanza… evviva il progresso

Muzungu Rob

Smettiamo di confondere l’orgoglio con l’arroganza

Articolo tratto da OUT OF ITALY – La voce italiana dall’Africa – N. 75

MY POINT FROM AFRICA
By Shiphra (articolo della primavera 2008)

La verita’, lo sappiamo tutti, ferisce. Un desiderio commune dell’essere umano e’ infatti quello di essere apprezzato. Non importa se lo meriti o no.

Chi e’ accusato – e non accetta quella verita’ su cui si fonda l’accusa – reagisce con ferocia, mentre e’ solo accettando la verita’ che si progredisce nella formazione di se stessi. Quindi anche noi africani – come tutti – dobbiamo saper accettare le critiche, anche quando ci provengono da stranieri, soprattutto se, quelli stranieri, sono quelli che ci assistono finanziariamente.

E’ chiaro che il nostro paese sta attraversando una gravissima crisi. A che vale allora negare la verita’ o tentare di nasconderla, quando la nostra gente soffre? Eppure si arriva al punto che un preminente personaggio africano, si sente legittimato ad insultare diplomatici europei (venuti qui per aiutarci in un processo di pacificazione) definendoli “persone di importanza minore” che dicono cose “irrilevanti”. Ma non sara’ certo con l’arroganza che l’Africa si togliera’ dai guai.

Questo paese e’ travolto da un acceso confronto politico e genti della stessa razza si massacrassero tra loro, dobbiamo chiederci perche’ noi africani ci mostriamo cosi sensibili circa una presunta discriminazione nei nostrli confronti da parte degli europei, quando riusciamo ad essere cosi feroci tra di noi solo per qualche differenza dei rispettivi costume tribali.


L’Africa e’ piena di rifugiati in fuga dalle proprie case. Quando, questo continente, riuscira’ a raggiungere la stabilita’? (…)

Il potere e’ come una una dolce fetta di torta, ma occorre che i nostri rappresentanti politici controllino la propria golosita’ che finisce per portare solo perdita di innocenti vite umane, mancanza di lavoro e incremento della poverta’, senza parlare delle migliaia di persone rimaste senza casa.

Il tutto limita o cancella ogni proposito di sviluppo.



E’ un fatto che l’Europa ci fornisca corretti modelli di democrazia, ci sostenga finanziariamente e si adoperi in continue operazioni di assistenza sociale e umanitaria.

E’ assurdo, scorretto e senza senso che a fronte di tutto questo noi ci si rivolga a loro rudemente intimandogli di non “interferire” nei nostri affari.
Quali “affari”, di grazia? Sono “affari” la corruzione? L’illegalita’? L’ammazzarci l’uno con l’altro?

Se il nostro orgoglio non ci consente di accettare le critiche, allora la nostra dignita’ dovrebbe anche indurci a rifiutare l’aiuto che ci veine offerto. Da che mondo e mondo, le condizioni per alargire denaro, vengono poste da chi lo offre e non da chi lo riceve.

Smettiamola di confondere “l’orgoglio” con “l’arroganza”.

By Shiphra


PS: Tutte le immagini inserite in questo post sono state prese a prestito da vari siti e blog nel web

Non più sangue nel nostro Kenya

NO MORE BLOND IN OUR KENYA!

Tratto da OUT OF ITALY – la voce italiana dall’Africa – N. 76

La fiducia che il Kenya aveva conquistato nel mondo come un paese pacifico e stabile e’ stata compromessa, ma non e’ troppo tardi per restaurare la sua antica gloria perche’ i suoi problemi sembrano ormai risolti. Cio’ che ci si augura e’ che l’accordo raggiunto sia un concreto passo per risolvere la crisi democraticamente a beneficio del popolo del Kenya e non un semplice patto che serva solo a soddisfare gli interessi egoistici e politici. Diversamente sara’ molto facile che quanto e’ accaduto torni a ripetersi.

Il nuovo governo dovra’ seriamente occuparsi delle questioni reali come la poverta’, la terra, l’equa distribuzione delle risorse, la disoccupazione, la corruzione, il tribalismo. Tutti aspetti salienti che per troppo tempo sono stati ignorati. La creazione di pari opportunita’ per tutti i keniani e’ una necessita’ primaria per ridurre l’enorme distacco che separa i ricchi dai poveri.

C’e’ molto da fare specialmente per riconciliare il popolo affinche’ non ceda piu’ alla perversa conflittualita’ etnica. Conforta aver visto che molti volontari hanno prestato senza esitare la loro assistenza agli sfollati, addirittura dando loro ospitalita’ nelle proprie case, senza alcun riguardo alla tribu’ a cui appartenevano.


In un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, la gente del Kenya ha gia troppo sofferto e aspetta con ansia che il suo paese torni alla normalita’. Questa gente si e’ resa conto (spero) di essere quella che ha pagato il prezzo piu’ alto per la distruzione del proprio splendido paese ed ha ora il desiderio di mettere il massimo impegno nel processo di ricostruzione. Il fatto che solo una piccola parte della popolazione sia stata coinvolta negli atti di violenza, fa ragionevolmente ritenere che la maggior parte dei keniani rinneghi la violenza e sia invece aperta alla tolleranza.

Il nostro paese e’ stato a lungo un centro logistico da cui venivano provveduti aiuti alle nazioni vicine dilaniate dalla guerra e la nostra terra e’ servita da rifugio a migliaia di persone in fuga. E’ triste aver dovuto constatare che in questa recente occasione, era la nostra gente a fuggire dalle proprie case.

Un altro aspetto doloroso e’ stato quello di vedere i nostri leaders mostrare ben poco rispetto per chi li ha mandate al potere. Li abbiamo visti esibirsi con presunzione in costosi ristoranti mentre molti loro compatrioti erano costretti a dormire all’addiaccio. Quando la loro gente sanguinava nella sofferenza, avremmo voluto vederli mostrare l’umana sensibilita’ di chi e’ stato posto al servizio del popolo per aiutarlo invece di continuare nelle provocazioni che lo incitavano ad altri massacre. I keniani dovrebbero avere il potere di chiedergli conto di questo comportamento.

Essendo il Kenya una nazione di riferimento per tutta l’Africa Orientale, un suo ulteriore collasso, non solo trascinerebbe nell’instabilita’ l’intera regione, ma coprometterebbe anche gli stessi interessi delal comunita’ internazionale e da questo si comprende perche’ le pressioni esercitate sui nostri leaders, per una rapida soluzione delle loro controversie, siano state esercitate con la massima forza e determinazione.



Di queste pressioni non dobbiamo lamentarci perche’ un Presidente che non voleva concedere nulla ed un avversario che voleva il potere ad ogni costo, e’ solo grazie a loro se il nostro paese non e’ piombato nel baratro. Adesso e’ compito di questi leaders accettare il compromesso e giungere a quelle soluzioni che il popolo si aspetta da loro per recuperare un’assoluta stabilita’.

La soluzione politica finalmente raggiunta, segna un’importante svolta nella terribile crisi che ci ha colpito. Ora e’ tempo di pensare ai problemi dei cittadini. La creazione di inutili commissioni di indagine, non credo sia la soluzione. Il governo appena formato dovra’ invece adoperarsi per essere trasparente, dare conto delle azioni che intende intraprendere e lavorare finalmente per questa Nazione e non cedere piu’ agli interessi egoistici finalizzati ad arricchire se stessi e le tribu’ a cui appartengono.

Cio’ di cui abbiamo anche bisogno sono legislatori capaci di definire ed adottare misure adeguate ad impedire che i fatti avvenuti non si ripetano mai piu’ in futuro. Questo sara’ il solo modo perche’ noi, e l’intera Africa insieme a noi, proceda con passo fermo verso il progresso.



Per tutti i popoli d’Africa, il Kenya dovra’ essere l’ultimo esempio di dove porti l’insensata violenza e di come questa sia capace di distruggere la democrazia faticosamente raggiunta, consapevoli che solo attraverso la democrazia, malgrado la sua apparente complessita’. Si puo’ creare una societa’ libera, giusta e civile.

By Elizabeth Nduta

PS: Tutte le immagini inserite in questo post sono state prese a prestito da vari siti e blog nel web

Il costo della vita che cambia

PERCENTUALI DA RAPINA e PREZZI A FANTASIA

Il tempo passa per tutti, ed a aumentare non sono solo gli anni delle persone ma anche i costi ... Questo e’ normale in tutti i Paesi del mondo, il costo della vita aumenta in modo costante, pero’... pero’ in Kenya l’aumento assume un valore moltiplicato, e l’incremento che dovrebbe essere un valore percentuale, trasforma delle volte i prezzi in rapina e fantasia.

TUC TUC
Il costo del petrolio, si sa’, e’ un male comune in tutto il mondo, il prezzo della benzina aumenta in modo esponenziale e di conseguenza tutto e tutti si adeguano all’incremento. Se prima per un viaggio in tuc tuc ti chiedevano 100 scellini, ora per lo stesso tragitto te ne chiedono 150, applicando cosi il nuovo tariffario che in alcuni casi (piu’ unici che rari) e’ anche appeso. Dovreste veder che litigate con i poveri driver... ma metter mano al portafogli e’ un’azione che non tutti fanno con piacere, soprattutto se l’aumento percentuale e’ del 50%, perche’ a me il 50% sembra una rapina legalizzata. Cosi prima di salire sul tuc tuc chiedo quanto mi costa il viaggio, e se il prezzo non mi va bene cambio driver e fermo il tuc tuc successivo.... Tanto qualcuno che applica ancora le vecchie tariffe c’e’. E allora mi si insinua un dubbio nella testa: che l’aumento del tuc tuc sia applicato solo ai muzungu? Chissa’... perche’ io (spesso) e i miei colleghi (sempre) continuiam a pagar sempre la vecchia cifra, 100 scellini... magie di Malindi!


SIGARETTE - l’importante è provarci sempre
I prezzi aumentano e ovviamente a farne le spese son tutti (o quasi) i consumatori, ma alcuni africani da beffati, diventan a loro volta beffatori. Perché l’importante in Kenya è saper (prima di andar a comprare) il costo (all’incirca) della tale cosa. Al mio arrivo a luglio, andando in un baracchino per comprar le sigarette, scopro che c’è stato un aumento. Non sapevo ancora di quanto fosse… e così l’omarino con un sorriso mi dice che son 100 scellini a pacchetto. A me è suonato subito strano… ma poteva anche essere. Beh, l’aumento c’è si stato, dai vecchi 60 Ks a pacchetto agli attuali 80 Ks, ma l’omarino furbacchione ha pensato bene, vista la mia ignoranza, a scucirmi qualche scellino in più, pensando di aver davanti uno dei tanti turisti da spennare, ma pensando a posteriori, ha soltanto perso un cliente che sta qui dei mesi…




Ed ora qualche NEWS tratta dalla rivista “PILLOLE DI MALINDI” n.11

ELETTRICITA’
Dal primo luglio per l’aumento indiscriminato del petrolio, la bolletta dell’energia elettrica subira’ un aumento di solo 24%.
Le care vecchie candele...

PARCHEGGI A PAGAMENTO
Giaccone giallo e subito vi saltano addosso... e’ solamente l’attendente che stacchera’ un biglietto per al sosta a pagamento, nuova tassa del comune di Malindi... non ha importanza che vi siano buche di nuovo enormi, non ha importanza che non vi siano le strisce blue... l’importante e’ pagare. E’ stata spedita una lettera al comune per chiedere come verranno impiegate le somme raccolte, che multe ci sono per chi non paga, quali sono in citta’ i parcheggi a pagamento e se questa nuova tassa apportera’ una maggior sicurezza alle macchine parcheggiate. Speriam di ottener risposta...

Affrettati lentamente

Sembra stata scritta in Kenya dal popolo africano, ed invece è muzunga…

“Festina lente – Affrettati lentamente”

È il motto del primo editore-tipografo moderno, Aldo Manuzio (1449-1515)

Appunti di fine agosto


Dopo un mese… ma quanto è buono un bicchiere di vino? Cosi leggeri da volare come foglie al vento… un bicchiere di vino sudafricano… il vento che impazza sotto al tetto di makuti, la lama del coltello che affonda in soffice speck… ma quanto è buono lo speck?

Ultimo rimasuglio di una valigia italiana ben calibrata, ben nascosto sotto le magliette e i libri, a far compagnia con un bel pezzo di grana…

E non piace solo a me lo speck, a questo giro si leccan le dita anche qualche mia collega…


La necessita’ aguzza l’ignegno, e la “povertà” (leggi anche ridurre i costi e mancanza di strumenti) fa si che per molare un coltello ci si china a terra e con un sasso, o sul cemento, si affila la lama… grazie Purity, this is african stile (questo è stile africano)

Oggi ho saputo che il grande capo ha detto che sarebbe bene per noi in Garden House avere delle galline che scorrazzano in giro… cosi beccan i serpenti. Beh, uova fresche tutti i giorni? Non sarebbe male unire l’utile al dilettevole... visto anche il fatto che qui non esistono scritte di scadenze per le uova… che vengono stoccate tranquillamente sotto al sole e vendute per la strada… e non puoi nemmeno metterti lì con la bacinella dell’acqua a far la prova se galleggiano o no… galline che fanno compagnia ai tanti ricci già presenti. Ma non ci sono anche le manguste che cacciano i serpenti? O son i tacchini?

Buon fine agosto!!!

PS: proprio l’atro giorno esco dalla porta della mia camera e chi ti trovo? Un bel serpentello lungo e grigio che se ne va a zonzo per il terrazzo.... askari!!! Here there is a snack!!! Ma si sa’, con la lentezza del pole pole africano il serpentello se ne striscia lontano e indisturbato in giardino...

Un mese...

Un mese. E’ gia’ passato poco piu’ di un mese dal mio arrivo sulle rive dell’Oceano Indiano, terra del pole pole e di samosa, Malindi…

Un mese che son con le ciabatte ai piedi, e di mare ne ho visto ancora veramente poco…

Acqua e luce a singhiozzo: come un orologio svizzero che scandisce il tempo giriama all’equatore, quando manca acqua e luce vuol dire che a Malindi son arrivati i turisti!

Un sole rosso-arancio cala veloce baciando furtiva l’argentea luna…

Nella notte niente stelle cadenti, solo il gracchiare incessante dei rospi. Che nel sud del mondo le stelle cadenti siano visibili in un altro periodo dell’anno? Pero’ il carro e’ sempre alto nel cielo…

Un mese… ed ogni tanto stacco felice ancora qualche bel pezzetto di grana padano…


Sema, rafiki! (dite qualcosa, amici!)

Bla bla bla, chiacchere per sparlare

Il nulla fare… cosa riesce mai a far fare? E la gelosia? Cosa riesce mai a far generare? Nutrirsi di pochezza in un ozio a basso consumo…

Forse tutto il mondo è paese.

Stare con le mani in mano e i denti in bocca in attesa di qualcosa da fare, in attesa di qualcosa da dire, in attesa di qualcosa da udire… per poi aprire la bocca ed in sostanza nulla dire… SPETTEGOLARE… e se quel qualcosa ancora non c’è allora c’e’ da inventarlo, per continuare a sparlare, per continuare a costruire castelli di carta e pentole di bugie…

E cosi guardare il fiume della vita altrui per trovare qualcosa da ridire…

Bla bla bla… c’è tanto di quel bla bla bla in quel vociare, in quel muovere la lingua a destra e a manca che io se fossi una qualche ragazza mi vergognerei ad aprir bocca…

Fare gruppo per aver più forza, per esser spalleggiate, per sentirsi più conformi…

Purtroppo gira anche così la ruota della vita nella spa-lavoro, tra invidia e gelosia, tra ragazze mosse dal desiderio di viver di chiacchere e pochezza… una guerra tra poveri… sparlare, anche se a volte sarebbe meglio mordersi la lingua… fortuna per le mie orecchie muzunghe il non capire lo "swahili-spettegulez".

Anche questo è Kenya, ed anche per questo asante sana, domani è sempre un altro giorno.

Muzungu Rob

A letto senza cena

Fare un pasto al giorno ed andare a letto senza cena.

Non è una punizione, e nemmeno una dieta per aspiranti modelle, ma il regime alimentare di alcuni colleghi e compagni di Garden House, ma penso anche di molti altri kenioti...

Ora capisco perché non vedevo mai un piatto o una padella sporca nel lavandino... mai niente nel frigorifero…

Niente carne, niente uova, niente frutta, niente verdura, niente di niente, alla sera una tazza di chai (thè) alla loro maniera: latte in polvere (se c’è e se piace), acqua e un cucchiaio di thè made in Kenya.

Non lo fanno per povertà, ma per scelta. Hanno un lavoro ed una casa, ma preferiscono non spendere soldi per chacula (cibo).

In tanti fanno cosi, chacula al pasto offerto dal datore di lavoro, tutto il resto è nebbia…

Non che nelle loro tasche, se paragonate a quelle dei muzungu, ne circolano poi molti di soldi, ma son le vite dei kenioti, spendere quando hanno e non spendere quando non c’è un soldo. È abitudine, mentalità, il loro stile di vita, tutto secondo la (loro) norma.

Chi mette qualche soldo da parte, chi spedisce qualche soldo alla famiglia, chi lo usa sul cellulare, chi si compra l’abito nuovo (second hans, di seconda mano…), ognuno spende in base alle proprie esigenze e alle proprie priorita’.

Il culo non aumenta, ma neanche cala, qualcuno dice che è troppo stanco qualche altro che e’ troppo tardi per iniziar a cucinare finito il lavoro...
Lala salama rafiki!!! (buona notte amici)

Chakula Rob

Salame da padella


Un salame spagnolo. Per i kenioti sembra una salsiccia cruda. “Ma che cos’è? Come si mangia? Ma non è meglio cucinarlo? NO!!!” Allora la mia memoria corre veloce alla bresaola di Freddie nei racconti di nonno Kazungu…

C’è chi lo vuole mettere in padella… e non c’è verso di fargli cambiare idea, it is pork!

Ma come fare a spiegare? Come fare a farglielo capire? Un salame è un salame, se ne taglia e se mangia ogni tanto qualche fetta…


La curiosità culinaria per molti kenioti è pari a ZERO. Molti piatti provenienti da fuori dei loro confini (sia quelli di Stato, sia quelli tribali!) sono snobbati e non ben apprezzati, soprattutto non vengono capiti.

“Evviva l’ugali!” direbbe qualcuno preferendo un piatto di insipida polenta ad un bel piatto fumante di maccheroni…

La povertà non è nelle tasche, ma la si porta appresso come una zavorra nella propria testa…

Provate ad invitare un keniota in pizzeria: riuscira’ a ordinare, dopo aver letto tutto il menu’ in un tempo infinito, sempre la solita pizza, una margherita con la carne trita.

Muwe na chakula chema! (Buon appetito a tutti!)

Robato Msafiri

Sick, ogni tanto…

In Kenya di malaria si potrebbe non morire. Ma si muore comunque, per il costo delle medicine.

Febbre, indolenzimenti, tosse, stomaco sottosopra, affezioni simili a stati influenzali, questi i sintomi malarici… Corri a fare il vetrino, se risulti positivo son 15 euri. Quindici euri e ti curi, salvandoti la vita.

Un keniota, se è sfortunato, la può prendere anche ogni anno, altrimenti gli anni passano indisturbati …

15 euri… 15 euri posson valere una vita.

E per chi stà nel bush? E chi va dallo stregone nel villaggio? Chissà…

In Kenya per ogni male ci si definisce sick, malato. Che tu abbia il male più banale al mondo o quello piu’ incurabile tu sei sick. Tutto è sick.

Mi chiedo quante malattie i medici kenioti conoscano, ma soprattutto quante ne riescano a diagnosticare. Perché molte volte è proprio qui il problema… e c’è una tale approssimazione e una tale ignoranza popolare da far spavento… ma ognuno guarda avanti col proprio telefonino in mano…

Habari Kenya

Muzuri Rob

Mozzarelle giriama

Se la ridevano… eccome se la ridevano… venite a vedere il muzungu! He speaks giriama! Very fluent!!! Same a Kenya-kimbo!

Suscita sempre una certa curiosita’ sentire un muzungu parlare africano, soprattutto se quel muzungu oltre allo swahili parla bene anche il giriama, la lingua della tribu’ della costa, avendo accento padronanza e fluenza tipica dei nativi.

Ogni tanto capita di sentirne qualcuno, ma solitamente il muzungu impara in swahili (la lingua ufficiale del Kenya) le quattro solite frasi di rito: i cibi le cortesie e i saluti... molto difficilmente il muzungu si mette a imparare una della tante lingue tribali che circolano in Kenya (in Kenya ci sono ben 42 tribu’ ed ognuna possiede una propria lingua!).

E cosi’, in un pomeriggio di sole e di lavoro, ho fatto la conoscenza di Roberto da Bergamo, imprenditore e residente a Malindi da anni, felicemente sposato (e con prole) con una ragazza giriama, che con la sua azienda di famiglia africana (la Bosco Farm) produce mozzarelle yogurt e formaggi…

Mungu akubariki! (Che Dio ti benedica!)

Robato Msafiri

Fame nera

Articolo tratto dal periodico “PILLOLE DI MALINDI” N.11

Piu’ di 35000 persone del distretto di Lamu, non tanto distante da Malindi, sono vicine alla fame per una estrema mancanza di cibo.


La fame e’ cosi acuta che alcuni residenti di una localita’ chiamata Boni hanno dovuto mangiare per sfamarsi i semi trattati per seminare con conseguenze fortunatamente spiacevoli ma non mortali. Altre zone in simili condizioni sono Witu, Hindi, ecc…

Il governo si e’ impegnato a fare delle donazioni extra e speriamo che esse possano arrivare in tempo e far si che questa povera gente non sia costretta a mangiare tuberi e frutta selvaggia per non morire di fame.

PS: Tutte le immagini inserite in questo post sono state prese a prestito da vari siti e blog nel web

… e finalmente si strinsero la mano…

… E FINALMENTE SI STRINSERO LA MANO…

Articolo tratto da OUT OF ITALY – La voce italiana dall’Africa – N.75

Di Nemo (articolo della primavera 2008)


Condivisione dei poteri al 50%, con equa (speriamo!) ripartizione dei ministeri.

Con un’apposito emendamento alla Carta Costituzionale, e’ stata create la figura del “Primo Ministro” che viene affidata al “leader del partito di maggioranza”, cioe’ Raila Odinga, che, pero’ e’ anche il “leader dell’opposizione” che pero’ ora non e’ piu’ all’opposizione e fara’ invece parte del nuovo governo ed ha quindi, finalmente, accettato la presidenza del suo ex rivale, Mwai Kibaki, chiamato “il leader della maggioranza”, che pero’ guida un “partito in minoranza”…

Nervi saldi, amici!
Bastera’ ricordare che siamo in un paese africano perche’ anche questo rebus – all’apparenza inestricabile – conquisti una sua logica di ferro.

Speriamo che questa contorta definizione (partorita da qualche mente geniale in settimane di trattative in un posto segreto, che pero’ sapevano tutti essere uno dei piu’ lussuosi resort del Kenya) non venga scritta cosi com’e’ nella nuova costituzione senno’ ci vorra’ un esparto di crittografia per decifrarla e sai che casino… sembra un enigma della settimana enigmistica!

Comunque, anche se questa dovesse essere una “pace in armi”, e’ sempre meglio dello sfacelo in cui il paese stava precipitando, sia per il tremendo numero di morti ammazzati e di centinaia di migliaia di profughi, che per lo scempio alla gia’ magra situazione economica del Kenya, che aveva scoraggiato gli investimenti, il turismo e gia’ creato una disoccupazione senza precedenti.

Quindi – ed in ultima analisi – cari leaders, dobbiamo esservi riconoscenti.


Certo, se vi foste decisi un po’ prima, avreste risparmiato tante sofferenze a questo paese, alcune delle quali, hanno gia’ lasciato segni indelebili a cui nessuno potra’ mai piu’ porre rimedio, ma si sa’: la sete di potere e’ una delle peggiori droghe che e’ difficile combattere, altro che le pere di eroina!

Ora voi avete quel potere e presto arrivera’ anche la tangibile e generosa riconoscenza dell’Occidente espresso con la truce faccia di George Washington su sfondo verde o con l’aureola stellata del vecchio continente e il vostro popolo (Dio volendo!) avra’ la pace e la liberta’ di lavorare per consolidare il vostro potere e scovare anche qualcosa da mettere sotto i denti.

Cari leaders, per celebrare il vostro accordo chiudo dedicandovi il testo di una vecchia canzone del grande Alberto Sordi che fa:

“Ve c’hanno mai mannato a quer paese
sapessi quanta gente che ce sta
er primo cittadino e’ amico mio
tu dije che te c’ho mannato io
e va e va…”


By Nemo

PS: Tutte le immagini inserite in questo post sono state prese a prestito da vari siti e blog nel web

Tornare alla normalità


TORNARE ALLA NORMALITA’ – BACK TO NORMAL

Tratto da OUT OF ITALY – la voce italiana dall’Africa – N.76


Si il Kenya e’ finalmente tornato al suo tranquillo tram-tram che – e’ vero – proprio tranquillo non e’.

Siamo tornati a vedercela con il “kitu-kidogo”, con l’esasperante prepotenza dei matatu, con l’impossibile congestione del traffico che paralizza e inquina le citta’, frenando lo sviluppo e turbando la quiete.

Siamo tornati a vedercela con la burocrazia soporifera che frena ed addormenta tutto; con una polizia non sempre collaborativa ed irreprensibile, ma anche con gli splendori di una natura che, di nuovo, possiamo pienamente godere; con la ferrea volonta’ di un popolo che riemerge imperiosa dal dolore e dal sangue e persegue, determinate e caparbia, questa pace che sa essere irrinunciabile alla civilta’ del progresso.

Del resto le ferite che affliggono il mondo, non sono state inflitte solo al Kenya. (…) Sono ferite che narcotizzano antiche civilta’ come la nostra, con la demagogia e la proterva protezione di indebiti privilegi. Ferite che fanno scempio della verita’, sempre piu’ manipolata dai mezzi d’informazione faziosi e asserviti ai centri di potere. Ferite che, all’insegna di triti umanitarismi di maniera, irretiscono popoli di civilta’ millenaria, consentendo che la terra che a loro appartiene sia deturpata da turpi schifezze e sopraffazioni violente che tentano di cancellarne le radici.

Si, il mondo in cui siamo costretti a vivere (…) non e’ certo quella casa idilliaca in cui tutti vorremmo abitare, ma resta l’unico che abbiamo e tutto cio’ che possiamo fare, e’ tentare di migliorarlo, nel nostro piccolo, con le forze di cui disponiamo e con la consapevolezza di tutte le nostre imperfezioni e dei nostri insuperabili limiti.

Il direttore di OUT OF ITALY

venerdì 22 agosto 2008

Rungu masai

I Masai...

I masai sono un capitolo a parte nella storia e nell’evoluzione del Kenya. Temibili guerrieri, indossano ancora oggi i loro abiti tradizionali, fieri eleganti e selvaggi...

Sono amati sia dai turisti (per le immagini da cartolina, neanche fossero delle scimmie a cui dare le noccioline) che dai residenti bianchi (considerati ottimi guardiani). Sono invece derisi o disprezzati da molti citizen kenioti. Buffo vero?

Forse proprio perche’ e’ una delle ultime tribu’ del Kenya (anche se loro non possiedono l’idea di Stato) a vivere “secondo le origini”, senza far troppi compromessi. Non cambiano, non sono mai cambiati e forse mai cambieranno, rimanendo sempre uguali a se stessi. Fieri di essere ciò che sono (ce ne fossero di tribu’ come questa...).

Dovreste vederli per farvene un’idea...


Cugini, parenti, o simili ai masai lo sono anche i samburu, i turkana e i pockot. (e forse qualche altro, ma non e’ importante perche’ non e’ di questo che vorrei parlarvi in questa mail).

Siccome i masai vivono una vita tradizionale sia in citta’ che nel bush, ancora oggi li potete ammirare con i loro preziosi ed inseparabili ausigli: un bastone alto circa un metro e mezzo che all’occorrenza diventa una pericolosa lancia, un pugnale lungo come un braccio seminascosto in una fondina di pelle, oppure un particolare bastone chiamato rungu che penzola tra le rosse vesti. (I masai sono anche gli unici in Kenya che posson circolare liberi e indisturbati con tutto questo armamentario di cose addosso. Privarli di questo sarebbe un affronto, forse una castrazione – pero’ vi puo’ anche capitare di vedere bambini con in mano un panga, un coltellaccio simile ad un macete!)

Allora domando un po’ in giro, voglio possedere un rungu anche io. Fermo qualche moran (giovane guerriero masai) ed i primi iniziano a tirarmi fuori tutte le “ine” che si portano appresso (collanine cosettine e minchiatine di perline fatte a mano, una delle loro fonti di sostentamento sulla costa, oltre ovviamente agli spettacoli danzanti). Sbobbo noncurante tutte le “ine” considerandole souvenir per turisti (anche se non lo sono! Perché son quelle che indossan pure loro!), e chiedo ai vari moran di mostrami il proprio rungu, che pero’ li trovo qualitativamente scadenti o totalmente rovinati. Poi pero’ la fortuna gira e mi capita di incontrare Moses...



Moses e’ un askari che staziona davanti ad un famoso ristorante di Malindi. Per lui niente arco con le freccie (una delle armi preferite da molti altri guardiani), ma rungu e pugnale pronti all’uso. Oggi pero’ non ha con sé il suo rungu, anche se non capisco tutto tanto bene a causa del suo inglese veramente scarso, ma mi dice di aver pazienza, non e’ mai andato a scuola... cosi ci diamo appuntamento per l’indomani mattina, e mi chiedo se avremo mai lo stesso concetto di tempo...

La mattina arriva e fortunatamente anche lui e’ li’, oltre ovviamente ad altri suoi amici masai. Jambo, Jambo, si parte con i convenevoli, ma l’unico che capisce (capisce?!) l’inglese e’ proprio Moses. Tutti mi vogliono regalar qualche “ina”, non so cosa fare, non so cosa voglia dire nella loro cultura dare un rifiuto, poi proprio Moses si sfila dal collo una collana e me infila al collo... mi dice che da questo momento siamo amici. Mi abbraccia, e’ felice, e il suo odore pungente mi rimane incollato addosso...

Si sfila il rungu da sotto le vesti, e’ proprio bello (sarà suo o l’ha comprato per me? Dice che glielo ha dato il suo babbo, ma mi suona come una innocua bugia...), con la palla tonda e un manico dritto senza crepature, lo prendo in mano, sento che e’ ben bilanciato, lui mi osserva, me lo prende dalle mani e con un pugnale intarsiato (vorrei comprare anche quello!) inizia a sfregarlo, dimostrandomi che è legno buono non pitturato… ok, ora il prezzo. Cerco di farlo io, e quando gli dico 500 Ks accetta, non pensavo fosse cosi facile, i masai sono famosi per triplicare all’ennesima potenza i prezzi… che io sia diventato suo amico? Chissà… però mi chiede 100 scellini per andare a prender qualcosa di caldo (piove a catinelle e fa freddo!), invitandomi ad unirmi a loro per prendere il chai (il thè), ma questa volta rifiuto con garbo elargendo una scusa sul momento…

E cosi’, felice e contento, torno a casa con il mio rungu in mano, da metter sotto al letto, da portare in Italy come ricordo, da portarmi appresso nel mio girovagare solitario per le strade e le notti del Kenya…

Ce ne sarebbero tante di cose da scrivere sui masai, storie di fratellanza e di rispetto, ma anche storie che sembran barzellette… perché son cosi belli e orgogliosi che poco importa se li troverete comodamente seduti al bar a bere una coca cola, oppure a girovagare dentro ad una discoteca in cerca di…

Beh alla prossima puntata! Che questa è tutta un’altra storia…

Supa masai!!! Che in lingua masai significa: ciao masai!!!

La masai bianca


Se volete farvi un’idea di come sia la vita in Kenya per una muzungu, e se vi piaccion le storie d’amore che non son tipicamente delle fiabe, non potete non leggere questo libro.

Questo libro autobiografico, scritto da Corinne Hofmann e finito di stampare nel 1999, racconta della la sua vita trascorsa con Lketinga, un moran (un guerriero masai), descrivendo autentiche esperienze di vita che posson esser vissute anche ai giorni nostri – differentemente da Karen Blixen e Kuki Gallmann che raccontano di una poesia africana di circa cinquant’anni fa’.

Il tempo passa e il Kenya e’ in rapido mutamento, molte cose si sono perse o son state soppiantate da altre, ma il poter vivere in questo Paese in modo tradizionale e’ ancora tuttora possibile.

“La masai bianca”, chiamata cosi perche’ Corinne Hofmann ha scelto di vivere da vera masai, confrontandosi quotidianamente con scelte difficili e situazioni pericolose per una donna dalla pelle bianca.

Non è solo una storia d’amore, è la realizzazione di un sogno, con tutto quello che ne consegnue!

Buona lettura!!! E se vi piacciono le situazioni estreme, buona avventura!

Roby Rob and the books



LA MASAI BIANCA - Per un amore cosi si può stravolgere la propria vita.

Una storia d’amore a tinte forti, capace di appassionare. Ma anche, e soprattutto, la descrizione di un incontro tra culture diverse, tra due modi lontani di vedere il mondo, la vita quotidiana, il rapporto tra uomo e donna…

Corinne è una giovane donna con una famiglia, una boutique avviata, dei progetti e un fidanzato. Con lui decide di trascorrere uan vacanza in Kenya. ma l’incontro con Lketinga, un guerriero masai, cambierà la sua vita per sempre. I due non hanno nulla in comune, si capiscono a stento. Eppure, senza esitare, Corinne abbandona tutto e si trasferisce in quella che per quattro anni sarà la sua nuova patria.
Rievocando con semplicità e candore la sua eccezionale esperienza, l’autrice narra un memorabile viaggio alle radici del corpo e dell’anima e scrive una grande storia d’aore. Amore per un uomo, per la sua gente, per la sua suggestione incantata del suo Paese.

Corinne Hofmann vive in Svizzera con Napirai, la figlia che ha avuto da Lketinga.

Tratto da: “La masai bianca” - Edizioni BUR

Habari? Muzuri!

Habari?
Muzuri! Na wewe?
Musuri sana!


Chiedere come va, rispondere che va tutto bene, chiedere come va, e rispondere che va tutto bene, ok...

Son i saluti, la cordialità del buon costume nella società keniota. Un rito, e si potrebbe continuare cosi sino all’infinito, da mattina a sera, con chiunque, comunque, per ore, minuti, per...

Poco importa se state facendo qualcosa di futile o di importante... poco importa se mentre state parlando con qualcuno, quel qualcuno smettera’ di parlare con voi per salutare e per chiedere “come stai” all’altra persona... Cordialita’, in qualunque momento, il calore la speranza e la leggerezza del popolo keniota...

E neppure importa se quella persona la incontrerete anche piu volte nella stessa giornata, perche’ ogni volta che si incrociano i propri passi e ci si guarda, un “Jambo/Jambo – Jambo/Poa” ce lo si scambia sempre, anche se vi siete salutati appena 5 minuti fa’...

Curioso vero? Come se in ufficio da voi ogni volta che passa davanti alla vostra scrivania lo stesso collega vi dite ogni volta “ciao/ciao”...


Ma la curiosita’ piu grande e sbalorditiva e’ che non sentirete mai e poi mai rispondere “Kuna matata” (problema), oppure “Si mjema” o “Mbaya” (va male - non va bene), perche’ qui regna sovrano e indisturbato l’hakuna matata (nessun problema), sempre, comunque, ovunque...

Anche se ieri c’e stato un lutto nella vostra famiglia, anche se oggi vi fosse successo qualcosa di brutto, anche se non state per niente bene, “hakuna matata”, o in inglese “fine” (bene), perche’ cio che e’ successo ieri fa gia parte del passato... ieri era ieri e oggi e’ oggi, e non c’e nessun problema...

Se alla domanda “come va” voi rispondete “non va bene”, significa che voi non volete parlare con il vostro interlocutore, significa che la sua compagnia non vi e’ gradita, significa che sei un maleducato!!! Poi, e solo poi, dopo che vi siete detti reciprocamente che va tutto bene, che avete reciprocamente chiesto e risposto circa come sta vostra madre e vostro padre, solo dopo tutto cio potete raccontare (se volete!) i vostri problemi e le vostre disgrazie... ma comunque, con sorriso e leggerezza, hakuna matata!!!


Jambo Mambo

Muzungu Rob

Le filippine, non c’è che dire

Ce l’hanno fatta, dopo varie vicissitudini aeroportuali a Manila (e poi dicon che il Terzo Mondo sia l’Africa… bah, ce ne sarebbe da dire!) le filippine con il loro carico di gioia e di speranza son arrivate, non c’è che dire…

Hi, Hallo, How are you? Fine, Good!, i saluti e si scartano i regali. Grazie grazie grazie mille, e poi mi cade l’occhio sulle loro valigie… Quando l’ho saputo son rimasto a bocca asciutta, senza parole.

Un oggetto lungo quasi mezzo metro, per la regina indiscussa della casa… ciuffi d’erba intrecciati che spuntano da un manico, sembra un ventaglio… ma cosa potrà mai essere?

What it’s this? Cosa sarà mai questo… This is my brum! Sgrano gli occhi e la riconosco, Dina sei proprio tu! Un mito! La regina della Garden House…

Dina dalle Filippine che si poteva portare? Una scopa! No anzi due!!! Non c’è che dire…

E cosi inizia anche questa nuova avventura, che è un ritorno, e penso che ne vedrem delle belle…

Jambo Dina, Jambo King, chissà quali altre stranezze avranno da tirar fuori dalle loro misteriose valigie e dal loro background…

Welcome to Malindi!!

Robato Rob

La protesta del buon cibo

“Abbiamo diritto alla malattia, non alla salute, perché nessuno ci insegna a curare la buona salute”

“L’eccesso ci rovina: con quello che mangiamo in Italia potremmo nutrire altri 14 milioni di persone, e staremmo tutti meglio. Ci rovina anche la qualità degradata dei cibi, sostenuti dalla grande pubblicità. Per vendere porcheria c’è un grande mercato, miliardi spesi nel marketing: non esiste invece un mercato per educare a mangiare sano. Nessuno se ne occupa, né la scuola, né il governo: mi piacerebbe un giorno vedere un corteo di studenti che, oltre al diritto allo studio, reclamassero anche il diritto a un buon pane integrale”


H. Chenot
(Tratto da “Vizi e virtù della nostra cucina”, di Natalia Aspesi)


Non posso che concordare, ricordando a me stesso che quanto scritto sopra assume ancor più significato leggendolo qui in Kenya.

Mala alimentazione e politica del profitto. Un ghiotto business per gabbare con la carota dei bassi costi. E via che si apre un mercato sulla pelle e l’ingenuità delle persone…

Come la Nestlè (in Kenya purtroppo non è la sola) che produce latte in polvere, cosi dannatamente economico, cosi dannatamente a basso costo che molti troppi kenioti acquistano latte liofilizzato anziche’ quello vero – e si che di mucche qui ce ne son cosi tante! E si che il latte qui e’ pure buono! – il tutto condito in un business politicamente scorretto...

La libertà è poter scegliere, liberta’ e’ essere informati, per il bene nostro e della società.

Muzungu Rob

H2O

H2O

C’è chi non ci si laverebbe nemmeno i denti, e poi invece c’è chi se la beve… a Malindi, dicon che la public water (l’acqua del rubinetto) sia buona anche da bere.

Chissà penso io, non me la sento ancora, ma qualche muzungu (residente da tempo) dice che ogni tanto qualche bicchierino se lo fa…

Il costo dell’acqua non varia tanto da marca a marca (la qualità però si!), ma in base a dove la si compra. E cosi per la stessa bottiglia puoi sborsare 50 Ks da una parte e il doppio dall’altra (io consiglio PURAQUA).


La famigerata Coca Cola costa meno dell’acqua in bottiglia. Roba che ancora oggi faccio fatica ad accettare, ma che ci metteranno dentro? Coca Cola ovunque, anche se qui il gruppo vende anche Fanta arancia, Fanta ciliegia (se vi piace il gusto dell’orrido), Sprite e chissà quale altra diavoleria… perché qui la Coca Cola riesce a far soldi anche vendendo l’acqua. Si, capito bene, l’acqua… con il nome di DASANI. E ogni volta che la vedo mi verrebbe voglia di bucar tutte le sue bottiglie…

Coca Cola come sponsor, Coca Cola onnipresente, cartelli di Coca Cola anche in un villaggio nel bush, per aver ancora piu sete … ma è cosi buono il PICANA in bottiglia! Sembra il succo di mango che mi frullo ogni mattina!

E invece Coca Cola… che anche lei paghi (tinteggiando) come Safaricom e Celtel i bar-baracchini? Vecchia foto che indica una scuola nei pressi del Monte Kenya. Lascio a voi ogni commento…


Robato Rob

Libro fotografico Africa, National Geographic

Se vi capita, e se siete fortunati, ma soprattutto se vi intessa l’Africa, forse riuscite ancora a trovarlo sotto qualche pila di riviste in una qualche edicola decentrata…

È un bel libro fotografico della National Geographic, uscito qualche mese fa in Italia.

Il prezzo è più che economico, solo 12,90 euri!

Buona visione

sabato 9 agosto 2008

Chissà dove sta la ragione...



Quando le mie orecchie l’han sentita pronunciare mi è subito venuto un prurito alla testa:

“Meglio non intervenire cambiando il loro stile di vita e modificando le loro abitudini”

Questa frase muzunga, detta cosi, fuori contesto tra muzunghi, può dare (e darà) adito a molti commenti ed ad altrettanti fraintendimenti.

Suona quasi brutale, quasi come una violenza, ma al tempo stesso risuonare come un segno di rispetto, una volonta’ a non sconvolgere – dimenticando l’immediato e guardando sulle lunghe distanze.

Potrà sembrar difficile a credersi.
Potrà sembrar disumana.
Potrà sembrar che nelle cose c’è da esserci dentro.

Tutto si semplifica quando si e‘ spettatori lontani e distaccati. I facili commenti bussan sempre alla porta... come sempre, tutto dipende dai punti di vista. Tutto dipende dallo sguardo d’insieme nelle cose.

Mi soffermo a riflettere, mi soffermo a trovar un punto d’incontro, un’intesa tra le parti, cercando di non scivolare ne a destra ne a sinistra, soprattutto cercando di non calpestare luoghi comuni e scontatezze gia sentite. Lascio da parte il perbenismo e il moralismo per stare lì nel centro, ben focalizzati, ben centrati, con occhi ben aperti e braccia tese ad accogliere. Attivi, e non passivi. Perché aiutare non vuol dire stravolgere. Aiutare non vuol dire veder il mondo a propria immagine e somiglianza. Ne verrebbe fuori solo un gran caos provocando una gran frustrazione… perdendo cosi di vista la realta’ delle cose.

“Meglio non intervenire” – ce ne sarebbe da dire…
“cambiando il loro stile di vita” – aver rispetto per le civiltà?
“modificando le loro abitudini” – per non sentirsi spaesati…

C’è che la verità come sempre non stà ne qui e ne là. Ognuno avrebbe i propri validi motivi, ognuno i propri validi interessi. Guardare e non toccare. Agire senza ferire. Fare senza approfittare...



Se fossimo documentaristi e stessimo girando delle riprese nella savana e vedessimo una piccola gazzella che sta per essere sbranata dal leone dovremmo intervenire? La risposta e’ sicuramente no... come natura crea, natura distrugge, e cosi si compie il ciclo della vita.

Se fossimo documentaristi e vedessimo un piccolo pinguino che rischia di esser acchiappato da una foca dovremmo intervenire? La risposta e’ no... ma se fossimo documentaristi e stessimo filmando delle foche che vengono uccise da bracconieri per prender loro le pelli dovremmo intervenire? Per il documentarista no... ma per molti altri si...

E se fossimo tanti uomini bianchi in Africa e vedessimo tanti uomini neri in una condizione socio-economica nettamente dispari, cosa dovremmo fare? Dovremmo intervenire?



Se la risposta e’ si, cosa e come potremmo/dovremmo fare? Esiston strade eque e giuste da inseguire? Esiston soluzioni indolore?

Dovremmo chiederci prima di tutto “cosa vuol dire aiutare”, cercando di pensare (e di capire) anche le conseguenze che un “aiuto” del genere può aver sulle immediate e lunghe distanze. Non è tutto cosi semplice come sembra.

Macro-domande che scaturiscono osservando micro-situazioni... perche’ nel tanto c’e’ sempre l’ombra del poco. E non e’ con il “sentir pena” che potremmo cambiare (migliorando? e per chi?) le cose...

Alla prossima puntata uomini bianchi del Bel Paese

Un osservatore muzungu in terra d’Africa

Stasera si parla d’amore



4 agosto 2008

Stasera... stasera è stata una delle serate tra muzunghi piu vere e piu sincere di questa esperienza malindina, cercando di metter le cose a nudo e a crudo, senza tanti veli e tante maschere, dimenticando ruoli e schemi.

Esporsi e sentirsi vivi, esporsi e sentirsi veri. In un incontro di cuori, in un corteo di parole pronunciate per poter risvegliare. Risvegliare per poter prender coscienza, risvegliare per poter agire. E cosi vivere…

Non è importante chi e cosa, l’importante è poter essere se stessi, percorrendo le tortuose strade dell’amore... il poter amare, e sentirsi amati.

L’amore smuove energie cosi potenti e contrastanti da ribaltarci come calzini, facendoci a volte diventare incapaci di agire e di capire. E ogni tanto, come un fiume in piena, l’amore arriva e strasborda nella nostra vita…


La sofferenza delle volte è un tassello del nostro percorso di crescita, qualcosa che ci aiuta a poter prender coscienza. Una medicina cosi amara da ingerire che ci fa perdere lucentezza...

Gli ostacoli nella vita fanno sorgere domande a cui non vorremmo sempre rispondere. E le risposte delle volte non son cosi semplici da ascoltare…

Nasciam (si spera!) da un atto d’amore, e viviam per amare, ma la problematica è poter condividere questo prezioso dono e risuonare all’unisono sulla stessa onda...

Mettersi in gioco e giocare la partita della vita. A ognuno con le proprie carte.

Che il cielo ci protegga da noi stessi!!!

Robato Msafiri

martedì 5 agosto 2008

Piove sul Malindi-Bus


Eh... dicon dell’Africa...

Col fischio che fa caldo, la stagione delle pioggie non è ancora finita, e siccome siam nell’emisfero sud, qui è ancora inverno…

Beh, inverno… una parola un po’ grossa, per noi muzungu potrebbe suonare quasi ridicola, alla sera anche se tira vento non indossiam maglioni di lana o giacche pesanti come tanti askari-pinguini color dell’ebano, ma una maglia a manicha lunga non la si disprezza…

Tanto che di giorno in spiaggia, delle volte, tira una brezza cosi fredda da non riuscire a stare. E magari dopo due ore spogliarsi completamente vittime del caldo assassino, imprecando per non aver portato con se’ l’amica crema solare.

Piove, ed e’ tempo di pioggie, ed ogni giorno immancabilmente il monsone si fa sentire, sia che ci sia nuvolo o che ci sia il sole. Tutto e’ un’esplosione di verde, di piante e giardini in fiore, di campi rigogliosi e strabordanti di vita.

Di vita pulsante, di vita che si manifesta in tutte le sue forme... anche strisciante. Perche’ con le pioggie non abbondano solo i centimetri d'acqua e i colori, ma abbondano anche i dudu.

I dudu sono vermi giganti, millepiedi obesi e relativamente veloci, scherzosamente ribattezzati “Malindi-bus”. E allora ogni tanto, dopo qualche passo, senti un “crack”, ti guardi sotto i piedi e scomodi qualche santo. Non ci puoi fare niente, son cosi tanti! E tutti con istinto suicida...


Un giorno mi son messo a guardarne due, uno sopra l’altro, che si dimenavano e che fremevono in un impulso di passione. Ore, son durati delle ore, tutto in un equilibrio precario di mille zampine d’amore.

Malindi, piove che piove, e non c’e’ la televisione...

domenica 3 agosto 2008

Strade di Malindi


1 agosto 2008

Tamak. Non so come si scriva, ma so che è un problema. L'avevan rattoppata neanche un'anno fa, ma qui il tempo è capace di mangiarsi tutto. Indomabili ritornan le buche, e che buche!

Si rallenta, ma è impossibile schivar ogni voragine, dovresti aver le ali…

E cosi all'assordante rumore del tuc tuc ora si somma anche quello delle imprecazioni. Non so mai come faccian ad arrivare a casa intatte le mie uova. Che shakerate…

Il governo invece di dissuadere applicando dossi rallentatori, potrebbe ingaggiare uomini armati di piccone spacca tamak per far rallentare i mezzi, altrimenti ci lasci lì, oltre al culo dolente e alle craniate alla cappotta, anche gli ammortizzatori.


Ma il vero problema non è tanto questo, ma le bizzarre traettorie a zig zag che il driver è costretto a fare, schivandosi l'uno con l'altro. E cosi oltre ai sorpassi da galera, ora con le buche nasce il problema boda boda, i taxi bicicletta. Perché il piu grande o il piu veloce ha sempre la precedenza su tutto e tutti, come se si fosse una giungla d'asfalto.

Ogni tanto qualcuno finisce sotto, anche senza buche, vista la scarsa disponibilità a rispettare una qualsiasi norma di circolazione stradale. E se non finisce sotto, con la coda dell'occhio puoi veder lo sbisciolamento del ciclista-equilibrista seguito dal tonfo a terra per poter schivare driver impazziti.

E qui le categorie di persone alla guida son 2: o speedy dal piede di ghisa o lenti come tartarughe zoppe...

Welcome to Malindi!!!


Robato on the road

Seduti o in piedi?


31 luglio 2008

Davanti ad un negozio, in piedi. Le gambe leggermente divaricate, nascoste solo da un lungo abito nero. Sul volto, seminascosto da un velo, uno sguardo di una donna mussulmana che denota disinvoltura. E il formarsi di una piccola pozzanghera ai propri piedi…

Non siamo nel bush e nemmeno in un villaggio di manyatte, ma a Malindi, in pieno centro storico, proprio dietro la moschea della comunita' Bora. Passeggiare per strada, e poi, con noncuranza fermarsi… e fare la pipi'. Semplicemente cosi, con assoluta e tranquilla disinvoltura…


La guardo, lei non bada al mio sguardo – ciò che ogni tanto leggo in un qualche libro o in una qualche rivista (o che scopro chiacchierando con i miei colleghi) diviene realtà ed è proprio davanti ai miei occhi: qui le donne pisciano in piedi. Basta allargar leggermente la gonna…

Le donne della tribù giriama (il popolo della costa), sotto ai propri abiti tradizionali (un lesso o un kikoi, comodamente risvoltato attorno alla vita) ed a un mahando (un indumento tradizionale giriama) non portano le mutande. Evviva la comodità di prendere aria con disinvoltura!

E per la serie "mo' famolo strano", mi raccontano anche che gli uomini masai (sara' vero? solo loro?) fanno la pipì da seduti.

E che dire? Paese che vai, usanze che trovi… attenti a dove mettete i piedi!


Robato on the road

The page cannot be displayed


29 luglio 2008

Altro che sano pole pole, qui la snervante lentezza del web ti fa pasar la voglia di aprir pagine nell'etere internettiano…

I polpastrelli che iniziano a picchiettare sul tavolo frenetici, il respiro che si fa piu corto, gli sbuffi seguiti dai fuck… e poi dopo l'ennesimo ritardo di pagina, ecco che beffarda compare la scritta:

"THE PAGE CANNOT BE DISPLAYED"

E che palle! E si che qui nelle "mille e una notte" abbiam anche una connessione satellitare! Altro che modem analogico da internet point malindino dove per aprir la posta fai anche in tempo a far merenda...

Riabituarsi… ecco tutto, seguir il flusso della lentezza, prender le cose per come vengono e non per come le vorresti, altrimenti sclereresti!


E allora da dove viene tutta questa impazienza e tutta questa smania di velocità se non dall'abitudine e dall'esportazione dei ritmi di vita muzunga? Che mi sia messo in valigia anche qualche kilogrammo di inquieto vivere? Può darsi… 3 mesi in Italy e ci si riabitua presto alle insane comodità del tutto e subito…

Fuori il sole ancora e' alto, meglio metter le ciabatte ai piedi e andar in spiaggia a farsi guardar curiosi dai granchi invece di star qui a tentar di cipollare invano nel web...

A ognuno il proprio ritmo!


Robato on the web