domenica 5 ottobre 2008

Metti il mango col gamberone



A cura di Alfredo “Freddi” del Curatolo – Tratto dal periodico QUI MALINDI

CUCINA CREATITA KENYOTA: GUSTI INEDITI E PIATTI SPECIALI!

Metti il mango col gamberone

La cucina dell’Africa equatoriale e’ essenzialmente una cucina di sostentamento. La natura, fin dai tempi in cui il sole arde questa parte di terra e la pioggia sovente non la bagna abbastanza, ha cercato di ovviare alla mancanza di determinati cibi, limitando lo sviluppo delle papille gustative dei suoi abitanti. Scherzando si puo’ dire che i kenioti non sentano il gusto delle pietanze. Non e’ esatto, diciamo piuttosto che la loro gastronomia e’ il giusto compromesso tra le risorse del Paese e il piacere della tavola. Prima di tutto: soddisfare l’appetito. Era cosi anche nelle regioni povere d’Italia all’inizio del Novecento. Polenta al nord e pasta di grano al sud, pomodoro per insaporire e carne dell’aia o verdure dell’orto a dare sostanza.

Il miglioramento (lento) delle condizioni di vita delle popolazioni locali, ha portato cambiamenti anche nella cucina, cosi da un’arte culinaria misera e minimale, basata sul mais e sui legumi, sulle parti meno nobili dei bovini e sulle erbe di campo, si e’ passati ad elaborare piatti che oggi appaiono come squisitezze per il palato. Cio’ e’ accaduto in maniera particolare sulla costa, dove l’approdo di popoli e culture diverse, ha lasciato il segno, contaminando e facendosi contaminare dal luogo.


In questo modo si puo’ spiegare l’utilizzo del cocco (oltretutto nutriente, oltre che gradevolmente esotico) come panna per mantecare salse e impreziosire il riso, la frutta per accompagnare i crostacei, le spezie indiane da mischiare con lo stesso latte di cocco o con il sugo di pomodoro locale. L’onnipresente polenta, chiamata in lingua Kiswahili “Sima”, curiosamente come la materia prima incandescente di cui e’ composta la crosta terrestre, diventa piu’ appetibile del pane se tagliata a fette e poi grigliata oppure fritta in padella, per supportare intringoli con spinaci, cavolo bianco o fagioli.

Per non parlare della variazione sul tema dei piatti tradizionali importati dagli arabi, che tra Mombasa e Lamu hanno creato la cosiddetta “cucina swahili”: le samosa, triangolini di pasta solitamente ripieni di carne o verdure, sono farcite con patate e cumino, o addirittura italianizzate con mozzarella e pomodoro.



Gia’, perche’ l’ultima colonizzazione culinaria e’ la nostra: e allora ecco il risotto al cocco e aragosta, il granchio all’avocado e gli spaghetti al sailfish (variante: col gorgonzola!)

Arte povera, esotismo, influenze europee: gli ingredienti di una moderna e gustosa cucina “world” in Kenya ci sono tutti. Non rimane che imparare (o creare) qualche buona ricetta e mettersi a tavola!

A cura di Alfredo “Freddi” del Curatolo – Tratto dal periodico QUI MALINDI

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